La Lazio lo sapeva dal 26 maggio, giorno in cui la Covisoc ha comunicato che la società non avrebbe potuto depositare nuovi contratti in entrata nella sessione estiva: in poche parole mercato bloccato.
Sarri lo ha saputo molti giorni dopo, e non dalla società... aldilà delle solite cose di facciata che ormai hanno credibilità pari a zero.
Già questo sarebbe bastato per abbandonare baracca e burattini e lasciare la Lazio in un mare di guai ancor più grossi di quelli attuali.
E invece no!
Sarri ama le sfide ma soprattutto, nel decidere di restare comunque, ha dato l'ennesima dimostrazione del suo amore per questi colori, aldilà del pensiero di alcuni tifosi...
Appurato ciò, la ricostruzione dovrà avvenire tra le mura di Formello, lavorando sulla materia prima già disponibile.
La fotografia finanziaria biancoceleste al 31 marzo ha infatti violato le soglie dei tre indicatori federali — indice di liquidità, indebitamento e costo del lavoro allargato — congelando di fatto il mercato in entrata fino a (almeno) gennaio 2026.
Finché la società non rientrerà sotto i parametri (o non incasserà plusvalenze e ricapitalizzazioni sufficienti), potrà solo vendere, senza tesserare.
Sul tavolo resta la possibilità di sbloccare l’indicatore attraverso cessioni entro fine agosto, ma Claudio Lotito ha già fatto sapere che i "big" non si toccano: l’obiettivo è blindare l’ossatura e ridurre la rosa a 19 giocatori di movimento più tre portieri.
Sarri non accetta compromessi sulla propria identità: 4-3-3 di posizione, costruzione dal basso, uscite codificate, catena esterna fluida e contro-pressing feroce subito dopo la perdita del pallone. Al possesso prolungato (55-60 %) si affianca un pressing orientato sull’uomo che mira a forzare la giocata lunga rivale.
Il tecnico toscano ha già cerchiato quattro “senatori”: Provedel, Romagnoli, Guendouzi e Zaccagni, questi sono destinati a reggere lo spogliatoio.
Un uomo per reparto, tutti nel pieno dell’età atletica, tutti abituati ai suoi principi.
Dopo una mezza stagione spesa alle spalle di Mandas, Ivan Provedel tornerà titolare. Di lui Sarri ama la freddezza in impostazione: con i due centrali larghi, il numero uno alza il baricentro fin oltre la lunetta dell’area per fungere da terzo vertice della “U” difensiva.
In assenza di nuovi innesti, sarà cruciale limare gli errori con il piede, calati del 2 % nella scorsa Serie A.
Romagnoli guiderà la linea, mentre Mario Gila (miglior percentuale di duelli aerei vinti fra i difensori biancocelesti) offrirà aggressività in anticipo. Patric e il danese Provstgaard (prelevato nel 2024) completano le rotazioni, con l’obiettivo di mantenere la linea a 52-53 metri di media, cifra tipica delle squadre di Sarri che giocano una sola partita a settimana.
A sinistra il tecnico dovrà “rieducare” Nuno Tavares, devastante in proiezione offensiva ma poco affidabile nell’allinearsi a quattro. Se l’ex Arsenal non offrirà garanzie difensive, la titolarità ricadrà su Luca Pellegrini, terzino più vicino alle richieste sarriane.
A destra, Lazzari (corsa, ampiezza, tagli interni) parte avanti su Marušić, che diventerà jolly di equilibri e marcatore di emergenza a sinistra nei finali da gestione del risultato.
Sarri considera il centrocampo la “caldaia” del suo calcio. Rovella agirà da play puro, mentre Guendouzi coprirà un raggio di 11-12 km a partita, cucendo fasi con palla e senza. Il grande enigma è la mezzala mancina. Il tecnico aveva bocciato Kamada e adattato Cataldi in passato; oggi le opzioni interne sono:
-Dele-Bashiru: fisico e progressione, ma rischia di spezzare il palleggio;
-Belahyane: regista che potrebbe alzare Rovella mezzala, soluzione d’emergenza;
-Vecino: esperienza e letture, ma il rinnovo è ancora sul tavolo.
La scelta sarà tatticamente decisiva, perché la mezzala di possesso nei meccanismi sarriani deve “incrociare” sotto palla e schermare il play avversario.
Senza mercato, Sarri rilancerà alcuni giovani di proprietà: l’esterno offensivo Luca Romano (19 anni) e il mediano Lorenzo Di Tommaso (20), entrambi cresciuti nella Primavera.
La strategia è la stessa illustrata a inizio giugno: puntellare dal vivaio e, se necessario, vendere un solo "big per finanziare un singolo colpo mirato a gennaio.
Sul fronte offensivo Zaccagni sarà lo “scardina-difese”, Isaksen in fiducia e un centravanti mobile.
Con Felipe Anderson ormai lontano, il peso creativo sugli esterni ricadrà su Zaccagni a sinistra e Isaksen a destra.
Il centravanti di riferimento resterà Taty Castellanos (15 gol complessivi), con Boulaye Dia pronto a subentrare quando servirà più profondità.
E poi c’è Pedro, fresco di rinnovo fino al 2026: Sarri lo vede come “dodicesimo uomo” d’esperienza, ideale per chiudere le gare o abbassare Zaccagni a mezzala in un 4-3-1-2 di emergenza.
Le nuove Norme FIGC dal 1° luglio 2026 prenderanno a riferimento solo l’indicatore del costo del lavoro allargato (70 % dei ricavi), ma già da gennaio la Lazio avrà più margine se riuscirà a piazzare un paio di esuberi e a rientrare nell’indice di liquidità.
Sarri lo sa: ogni punto guadagnato oggi senza coppe europee è un mattoncino per arrivare a metà stagione con un margine di manovra sul mercato.
Il mercato bloccato obbliga Maurizio Sarri a una prova di “coaching puro” ossia valorizzare le risorse interne, cesellare automatismi e trasformare limiti finanziari in identità tattica.
Se riuscirà a ricavare un buon bottino di punti da questo gruppo, senza distrazioni europee, potrà presentarsi al mercato invernale con un posizionamento importante e un bilancio più sano.
È la scommessa più difficile, ma anche la più coerente con il credo di un allenatore che ha sempre messo il gioco (e non i nomi) al centro del progetto.
Manuel
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