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Verso una Serie A globale?

La serie A nel mondo

Buongiorno a tutti voi.

L’idea che alcune partite del campionato di Serie A possano disputarsi fuori dai confini italiani non è più solo una provocazione o una suggestione. 

Si tratta di una prospettiva concreta, discussa da tempo ai piani alti della Lega Serie A, ma che negli ultimi mesi ha iniziato a prendere corpo con maggiore insistenza. 

La stagione 2025-2026 potrebbe segnare un momento storico per il calcio italiano, con partite ufficiali di campionato – come un ipotetico Milan-Como – giocate fuori dai confini italiani.

Ad esempio sembra essere molto gettonato un ipotetico svolgimento di questo match in Australia mentre in precedenza si era ipotizzato anche in città simbolo dell’espansione del calcio europeo come New York, Riyadh, Miami o Pechino.

Ma perché si parla di questa possibilità? Quali sono i vantaggi e le criticità? E soprattutto: cosa c’è di vero oggi? 

In questo mio articolo analizzeremo lo scenario, i retroscena economici e politici, le reazioni delle parti coinvolte e gli ostacoli – tecnici, sportivi e legali – che una simile scelta comporterebbe.

L’idea di portare il campionato italiano all’estero affonda le radici in una strategia globale di marketing sportivo già adottata da altre leghe. 

La Liga spagnola ha cercato più volte, senza successo, di organizzare match ufficiali negli Stati Uniti, mentre la Premier League inglese discute da anni la possibilità di una “39ª giornata” da disputarsi in Asia o America. 

La Serie A, da parte sua, ha già spostato alcune partite di Supercoppa Italiana in Arabia Saudita, Cina e Qatar, riscuotendo successi economici ma anche critiche interne.

A spingere verso questa direzione è l’ambizione della Lega Serie A di accrescere il valore del prodotto-calcio italiano, che oggi arranca rispetto ai colossi inglesi e spagnoli sia per diritti televisivi che per brand globale. 

Portare una partita di Serie A all’estero significa aprire nuovi mercati, attirare sponsor internazionali, coinvolgere tifosi globali e soprattutto monetizzare in termini di merchandising, diritti TV e visibilità.

Tornando alla stretta attualità, fonti vicine alla Lega Serie A – e indiscrezioni di stampa sempre più frequenti – indicano che per la stagione 2025-2026 potrebbero essere prese in considerazione 1 o 2 partite di calendario “standard” da disputare all’estero. Non partite di Coppa o amichevoli, ma veri e propri match di campionato, con punti in palio.

Uno degli esempi più citati è Milan-Como, non casualmente...

Il Milan è un club con una forte identità globale, proprietà statunitense (RedBird Capital), e una base di tifosi ampia in America e Asia.

Il Como, risalito lo scorso anno in Serie A, è a sua volta controllato da un gruppo internazionale (Sent Entertainment, legato alla proprietà indonesiana) e si presenta come progetto moderno, mediaticamente interessante.

Una partita del genere avrebbe un doppio vantaggio: offrire un match di qualità, ma non "troppo" cruciale da sconsigliarne lo spostamento. 

Tra i vantaggi relativi a una decisione del genere ci sarebbe ad esempio l'espansione del brand: La Serie A punta a rilanciarsi nei mercati esteri, in particolare in Asia e Nord America. Partite ufficiali all’estero sarebbero vetrine impareggiabili.

Nuove entrate economiche: stadi esauriti con biglietti premium, sponsorizzazioni locali e diritti televisivi venduti a caro prezzo garantirebbero milioni di euro.

Partnership strategiche: Legarsi a governi e fondi sovrani (es. sauditi) può accelerare investimenti nel sistema calcio italiano.

Rilancio del prodotto: Il calcio italiano vive una crisi di spettatori e appeal. Internazionalizzarlo potrebbe rappresentare una nuova via di sviluppo.

Ma dopo aver annoverato tutti questi vantaggi reputo corretto dal mio modesto punto di vista andare a sottolineare anche quelli che secondo me potrebbero essere delle criticità come ad esempio l'equità sportiva nel giocare lontano dalla propria città o stadio togliendo il vantaggio del “fattore campo”. 

È giusto che il Como, squadra teoricamente di casa, giochi a migliaia di chilometri dai propri tifosi? Questo altererebbe l’equilibrio competitivo.

I tifosi locali si troverebbero privati di partite ufficiali, il che potrebbe andare a condizionare i costi degli abbonamenti annuali. 

Non sottovaluterei neanche l'aspetto legato alla logistica dove le trasferte intercontinentali implicano lunghi viaggi, fusi orari, problemi di preparazione atletica.

In merito invece ad eventuali vincoli normativi, attualmente non esistono norme FIGC che prevedano match di campionato all’estero. 

Sarebbero necessari interventi regolamentari e autorizzazioni da parte di UEFA e FIFA.

In Italia i club che si sono chiaramente dichiarati favorevoli a questa iniziativa sono stati fin da subito: Milan, Inter, Juventus, Napoli,  attratti da visibilità e profitti. Alcuni club minori con proprietà straniere, come il Como, sono entusiasti.

Tifoserie scettiche: Molti gruppi organizzati parlano apertamente di “snaturamento del campionato”. Alcuni minacciano proteste.

Anche tra i media e l'opinione pubblica c'è divisione tra chi riconosce la necessità di modernizzare il calcio italiano e chi denuncia la perdita di identità e radicamento locale.

Nonostante le difficoltà, l’ipotesi resta sul tavolo. Una possibile evoluzione potrebbe essere la creazione di un “pacchetto internazionale” con una o due giornate di Serie A (magari all’inizio o fine stagione) giocate interamente all’estero. Oppure, come accade in NBA e NFL, una “partita simbolo” per anno in località diverse, selezionata con criteri di attrattività e sostenibilità.

La stagione 2025-2026 potrebbe quindi diventare un test. Un evento singolo, ben preparato e mediaticamente lanciato, potrebbe aprire le porte a una riforma più ampia del format della Serie A.

In conclusione l’ipotesi di giocare partite di Serie A all’estero, come Milan-Como, è oggi più concreta che mai. 

Si tratta di una scelta strategica, volta a rilanciare il calcio italiano sul palcoscenico globale, ma che comporta rischi non trascurabili. 

Il bilanciamento tra esigenze economiche e identità sportiva sarà la vera sfida del futuro.

La Serie A è a un bivio: restare ancorata al passato o reinventarsi per sopravvivere e competere. 

Il calcio, come ogni industria culturale, è in continua evoluzione e forse, tra pochi anni, vedere squadre italiane sfidarsi a migliaia di chilometri da casa non ci sembrerà più così strano... con buona pace degli amanti di questo meraviglioso sport. 


Manuel

Commenti

  1. Sarebbe una ottima iniziativa ma anche coinvolgere anche altri paesi del mondo, soprattutto conoscere anche agli australiani il calcio italiano. Spero che sia una ottima opportunità e condivisione di tutti

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