Lotito e Lazio: una stagione gestita male!

Claudio Lotito osservato dai tifosi della Lazio con espressioni di delusione e ncredulità durante una fase critica della stagione tra mercato bloccato e incertezze societarie

Claudio Lotito è da anni un presidente capace di dividere la tifoseria

Claudio Lotito è da anni un presidente capace di dividere la tifoseria: comunicatore abile, spesso efficace nel difendere la propria linea, ma anche protagonista di uscite che finiscono per alimentare tensioni. Oggi voglio mettere in fila, in modo chiaro e argomentato, i punti che secondo me stanno danneggiando la Lazio proprio nella stagione in cui servirebbero lucidità, organizzazione e trasparenza.

Non è un attacco personale: è una lettura critica (e inevitabilmente opinabile) di fatti, percezioni e scelte comunicative che, nel complesso, stanno producendo un effetto pericoloso: sfiducia e confusione nell’ambiente laziale.


Il blocco del mercato: una “distrazione” che pesa come un macigno

Parto dal tema più pesante: il blocco del mercato. Sentirlo liquidare come un disguido, come una semplice distrazione, è qualcosa che lascia l’amaro in bocca. Perché una società come la Lazio non può permettersi leggerezze su aspetti che incidono direttamente su competitività, programmazione e credibilità.

Il punto, però, non è solo il problema in sé. È il modo in cui viene raccontato. Da tifoso, mi sarei aspettato almeno un segnale di umiltà e un messaggio chiaro: “abbiamo sbagliato, rimediamo così e così”. Invece, la sensazione è che la comunicazione venga impostata per proteggere l’immagine del “superuomo” che non deve chiedere scusa a nessuno. 

Ma una grande società si misura anche nella capacità di riconoscere gli errori.

L’arrivo di Sarri: scelta di equilibrio, ma non un burattino

In questo scenario arriva Maurizio Sarri, che per molti rappresenta l’unica figura capace di ridare un minimo di serenità e una direzione tecnica riconoscibile. Sarri, però, non è un personaggio da vetrina: è un allenatore che parla chiaro, che le verità le mette sul tavolo, e che non si presta volentieri a narrazioni comode.

Ed è qui che nasce la domanda: Sarri è davvero parte di un progetto strutturato o è una soluzione “tampone” per calmare l’ambiente? Perché se l’idea è “male che vada, tolto un papa se ne fa un altro”, allora siamo davanti a un modo di gestire che non costruisce: rattoppa.

Lazio senza sponsor: un segnale di organizzazione che manca

Altro capitolo: nessuno sponsor. Vedere la Lazio — che dovrebbe correre sul piano commerciale e della valorizzazione del brand — trovarsi senza uno sponsor principale è, per come la vedo io, un segnale preoccupante. Non tanto perché lo sponsor sia una “decorazione”, ma perché racconta capacità (o incapacità) di pianificazione, negoziazione e visione.

La percezione è quella di una società che procede a strappi, che “arranca”, con organizzazione zero. E in un calcio sempre più manageriale, questo ti presenta il conto.

La beffa dello stadio Flaminio: propaganda o progetto reale?

Arriviamo al tema che accende sempre la piazza: lo Stadio Flaminio. Il problema non è sognare: il problema è quando il sogno viene usato come “fumogeno” comunicativo.

Ad oggi, per come emerge dall’esterno, la sensazione è che manchi qualcosa di concreto, nero su bianco, con tempi e passaggi definiti. E allora viene spontaneo chiedersi: è un progetto reale con un percorso verificabile o è propaganda utile a spostare l’attenzione quando l’aria si fa pesante?

Comunicazione Lazio: dichiarazioni fuori luogo e troppe zone d’ombra

La comunicazione, in questa fase, sembra fare più danni che benefici. Escono dichiarazioni fuori luogo, spesso su aspetti secondari, mentre sul cuore della questione — condizione reale della Lazio, prospettive di mercato, strategia sportiva — regna un silenzio che alimenta voci e sospetti.

In un club moderno, la comunicazione è una leva di fiducia: se la usi male, trasformi ogni giornata in un referendum permanente.

Il “caso Insigne”: operazione reale o fuffa mediatica?

E poi c’è lui: Insigne. Se ne parla tanto, qualcuno dice “affare fatto”, qualcuno lo dà “già a Roma” ed il nostro Manuel si è esposto già da mesi su questa operazione. 

Ma la domanda che resta lì, immobile, è un’altra: possiamo fare mercato dopo il blocco? Qual è, con precisione, la situazione operativa?

Per questo, inevitabilmente, nasce il dubbio: Insigne è un nome vero, concreto, utile, sostenibile… o è una mossa di fuffa mediatica per tenere buono l’ambiente?

E anche sul campo bisogna essere lucidi: Insigne non gioca con continuità da tempo; l’esperienza in Canada non è stata un trionfo assoluto. È davvero l’uomo che serve alla Lazio adesso, in questo contesto? Oppure serve prima un quadro societario stabile, un mercato chiaro, una strategia tecnica coerente?


La Lazio non è “una società qualunque”: è storia, identità, palmarès

Qui sta il punto finale, il più importante. La Lazio è una società gloriosa, nata nel 1900, con un’identità forte e un palmarès che nessuno può ridimensionare con una conferenza stampa o con una frase ben piazzata.

Palmarès S.S. Lazio (principali trofei)

Competizione Trofei Anni
Campionato italiano 2 1973-1974, 1999-2000
Coppa Italia 7 1958, 1997-1998, 1999-2000, 2003-2004, 2008-2009, 2012-2013, 2018-2019
Supercoppa italiana 5 1998, 2000, 2009, 2017, 2019
Coppa delle Coppe 1 1998-1999
Supercoppa UEFA 1 1999
Coppa delle Alpi 1 1971


Questo è il nostro patrimonio. E quando la gestione — nei fatti o nella comunicazione — sembra spingere verso un ridimensionamento, il tifoso ha il diritto di parlare, di chiedere, di pretendere risposte.


Conclusione: servono chiarezza, organizzazione e rispetto per l’ambiente

In sintesi: tra mercato bloccato, assenza sponsor, Flaminio raccontato più che spiegato e un caso mediatico come Insigne che rimbalza senza certezze ufficiali, la sensazione è quella di una gestione che rischia di affossare (sportivamente e mediaticamente) una Lazio che merita ben altro.

La richiesta, oggi, è semplice: meno fumo, più fatti. Meno dichiarazioni ad effetto e più comunicazione trasparente. Perché la Lazio non è un palco personale: è una comunità, una storia, una fede.

Paolo Orzella