Noslin merita più fiducia: numeri, cuore e pazienza biancoceleste!
Ciao a tutta la community biancoceleste, oggi vorrei dedicare questo spazio a Tijjani Noslin. Più che un semplice articolo, è un pensiero, una constatazione che mi frulla in testa da un po’ e che sento il bisogno di condividere con voi, qui su questo blog di opinione sulla Lazio.
Mi chiedo: com’è possibile che quasi nessuno si sia davvero accorto di quanto Noslin, pur avendo collezionato finora pochissimi minuti rispetto ad altri, ogni volta che entra in campo lascia un segno? È stato spesso al centro di episodi decisivi, eppure continua ad essere uno dei giocatori più criticati.
Gli episodi che raccontano l’impatto di Noslin
Proviamo a ricordare con calma alcune situazioni in cui Noslin ha inciso in maniera pesante:
- Il rigore procurato contro il Torino, episodio che ha pesato moltissimo sull’economia della partita e della nostra classifica.
- Il gol al Lecce e quello in Coppa contro il Milan, un’altra gara importante in cui si è caricato responsabilità non banali sulle spalle.
- L’ultima partita contro il Bologna: non ha segnato solo perché ha trovato davanti un super Ravaglia, bravissimo il loro portiere, altrimenti parleremmo dell’ennesimo gol pesante.
In sintesi: Noslin, tanto criticato, è stato finora molto più incisivo di altri giocatori che hanno giocato quasi sempre titolari. Dia, per esempio, ha avuto molti più minuti e continuità, eppure l’impatto in zona gol non è stato così evidente come quello di Noslin, pur con il minutaggio limitato.
Se volete inquadrare meglio il suo percorso, potete dare un’occhiata anche al suo profilo ufficiale sul sito della Lazio , alla scheda sulla Lega Serie A o alle sue statistiche dettagliate .
Il peso del percorso: dalle categorie inferiori alla Lazio
Un altro aspetto che spesso viene ignorato è il percorso umano e sportivo del giocatore. Noslin viene da categorie inferiori, da contesti in cui un attaccante non ha la possibilità di ricevere tanti palloni giocabili nell’arco dei novanta minuti. Lì devi lottare, sporcarti le mani, spesso ti arrivano due o tre palloni veri in tutta la partita.
Poi è arrivato il Verona, una squadra di categoria superiore rispetto alle sue esperienze precedenti, ma che lotta quasi sempre per non retrocedere. Anche in quel contesto un attaccante fa più fatica a emergere: se la squadra soffre, se si gioca molto bassa, se i palloni puliti arrivano col contagocce, sei sempre giudicato solo dal numero dei gol.
Infine, il grande salto alla Lazio. Un salto di livello enorme, di pressione, di aspettative, di ambiente. E qui, oltre al salto tecnico, è subentrato anche il tema della fiducia.
Per chi segue con costanza il nostro mondo Lazio, questi temi li ho già toccati anche in altri pezzi, dove spesso ripeto che i percorsi dei giocatori non sono tutti uguali e vanno letti in profondità.
Il paragone con De Ketelaere e il tema della pressione
Vorrei aprire una parentesi che per me è molto significativa. Ricordate Charles De Ketelaere al Milan? Sembrava una “pippa totale” agli occhi di molti: tanta pressione, tanto clamore, errori ingigantiti e la consapevolezza che ogni sbaglio poteva costargli il posto.
Poi va all’Atalanta e lì, guarda caso, esplode. L’Atalanta è una grande squadra, nessuno lo mette in dubbio, ma è un ambiente diverso, con pressioni differenti e, forse, con una gestione mentale e tecnica più adatta a lui. Gasperini – che personalmente mi è pure antipatico – resta comunque un maestro nella gestione dei giovani e lo ha saputo prendere nel modo giusto. Oggi tutti abbiamo imparato a conoscere il vero De Ketelaere, tanto che il Milan lo rimpiange.
Secondo me, a Noslin sta accadendo qualcosa di simile, seppur con una storia diversa alle spalle: è arrivato in un contesto nuovo, con la responsabilità del salto di qualità e, allo stesso tempo, senza percepire mai davvero una fiducia totale.
Minuti col contagocce e fiducia mai piena
Con Sarri, con Tudor e persino con Baroni – che tra l’altro lo ha voluto fortemente dopo averlo avuto al Verona – Noslin ha giocato quasi sempre minuti col contagocce. Pochi spezzoni, poche chance da titolare, quasi mai la sensazione di essere al centro del progetto tecnico.
Non dev’essere stato facile per lui: da una parte il peso di un trasferimento importante alla SS Lazio, dall’altra la sensazione di essere sempre sotto esame e, in più, il sapere di essere inserito più volte nella famosa lista dei “possibili cedibili”.
Ecco perché, nella partita di Coppa Italia contro il Milan, io gli ho dato volutamente mezzo voto in più (7 in pagella) per tutto quello che rappresentava quella gara per lui: ha giocato bene, ha sostituito un giocatore come Taty in una sfida importante e contro un avversario di altissimo livello. Non era solo una questione di prestazione sul campo, ma anche di peso psicologico e responsabilità.
Non sentenziamo troppo in fretta: l’esempio Basic
Questo mio articolo nasce proprio per lanciare un messaggio: non sentenziamo subito un giocatore. Vale per Noslin come per chiunque altro.
Prendiamo Basic: è passato da “pippa” a titolare quasi insostituibile, o comunque a giocatore utile e funzionale. A volte basta cambiare allenatore, modulo, posizione in campo, condizione mentale, o semplicemente avere qualche partita in più per trovare continuità. Per questo è importante guardare sempre tutti i fattori prima di giudicare.
Le critiche che fanno male: lo spunto dalle parole di Džeko
Le critiche non sono solo rumore di fondo: possono fare davvero male. In questo mi ha colpito molto una frase di Edin Džeko dopo l’ennesima partita persa dalla Fiorentina (e qui, sia chiaro, i tifosi viola hanno tutti i motivi per essere arrabbiati, per carità).
"I fischi fanno più male di una sconfitta, i giocatori ne risentono e questo incide sulla prestazione."
Lo spunto è chiaro: i fischi pesano, le critiche lasciano il segno. E nel caso di un ragazzo come Noslin, che mi sembra una persona dal cuore grande, molto dolce e sensibile, tutto questo pesa il doppio. Le persone così sentono le critiche due volte: come giocatori e come esseri umani.
Sosteniamo Noslin, sosteniamo la Lazio, sosteniamo Sarri
Lo so bene: Noslin non è un fenomeno, nessuno lo sta paragonando ai fuoriclasse assoluti del calcio europeo. Ma se questa società non ci mette nella condizione di avere in rosa certi campionissimi, allora almeno chi abbiamo proviamo a sostenerlo, non ad affossarlo ulteriormente.
La storia del calcio è piena di grandi squadre finite in Serie B. Non ci si accorge del baratro finché non ci sei dentro fino al collo: basta guardare certe situazioni che hanno vissuto club importanti, non solo la Fiorentina di oggi. Per risalire servono punti, certezze e un ambiente che, pur criticando quando serve, sappia anche sostenere nei momenti di difficoltà.
Per questo il mio invito è semplice:
- Sosteniamo Noslin, perché il talento c’è e lo sta dimostrando.
- Sosteniamo la Lazio, perché solo uniti si è più forti.
- Sosteniamo Mister Sarri perché senza una base di fiducia reciproca, nessun progetto tecnico può davvero decollare.
L’ho detto anche in un altro articolo: uniti si è più forti . E oggi lo ripeto ancora più convintamente.
FORZA LAZIO 💪🏼
Virginia
