Nuova aquila usata come mezzo di distrazione di massa!

'Tifoseria della Lazio allo stadio con bandiere biancocelesti. un uomo che guarda perplesso in primo piano e un'aquila accanto a lui, con la scritta 'Distrazione di Massa' in rosso."

L'annuncio della Lazio

La S.S. Lazio ha annunciato sui propri canali ufficiali l’arrivo della nuova aquila biancoceleste, erede di Olympia, a quasi un anno di distanza dall’ultimo volo del rapace sul cielo dell’Olimpico. L’annuncio è arrivato attraverso una foto pubblicata sui social del club, con l’aquila immortalata, accompagnata da un messaggio di presentazione rivolto ai tifosi.

Sulla carta, dovrebbe essere una bella storia: il simbolo della Lazio che torna, l’attesa che si chiude, la promessa di un nuovo volo prima delle partite casalinghe.. eppure, più si entra nel dettaglio, più questa operazione si intreccia con un clima di contestazione e sfiducia che, per quanto mi riguarda, ha ormai spezzato ogni residuo di fiducia nella buona fede della società.

La cronaca: cosa sappiamo davvero della nuova aquila

Il 17 novembre 2025 la Lazio pubblica sui propri profili ufficiali una foto del nuovo rapace: l’aquila campeggia in primo piano,  presentata come la nuova mascotte destinata a tornare protagonista allo Stadio Olimpico.

Le testate sportive raccontano di un’attesa finalmente finita, di un simbolo che “torna a volare” e di una scelta che il club accompagna con l’idea di un contest tra i tifosi per scegliere il nome della nuova aquila: tra le ipotesi circolate ci sarebbero la conferma di “Olympia” oppure altri nomi come “Vittoria” o “Flaminia”.

Viene sottolineato come l’aquila sia stata individuata dopo mesi di ricerca e come la sua presentazione sia prevista proprio in occasione di Lazio–Lecce.

La polemica: l’ex falconiere e i dubbi sull’immagine

Alla retorica dell’entusiasmo si è però sovrapposta, quasi subito, una nuova controversia. Diversi media riportano le dichiarazioni di Juan Bernabè, ex falconiere della Lazio, che accusa pubblicamente il club: secondo lui, l’aquila ritratta nelle foto diffuse dalla società non sarebbe affatto un nuovo rapace, bensì la stessa Olympia con cui aveva lavorato per anni.

Bernabè, attraverso video e post sui social, parla di immagini “sempre di Olympia” e denuncia quella che a suo dire sarebbe una comunicazione fuorviante da parte del club: un’accusa che rimbalza rapidamente sulle principali testate sportive, alimentando ulteriormente un clima già teso nel rapporto tra società e tifoseria.

Nel frattempo, viene confermato che la nuova aquila avrà un nuovo falconiere, scelto direttamente dal presidente Lotito, e che il percorso di addestramento richiederà tempo, motivo per cui l’animale verrà introdotto gradualmente all’ambiente dello stadio.

Lazio–Lecce e lo sciopero del tifo: uno stadio che si annuncia svuotato

Tutto questo avviene in una settimana già incandescente. Da giorni, infatti, i gruppi organizzati della Curva hanno annunciato pubblicamente che non entreranno allo stadio per Lazio–Lecce del 23 novembre, come forma di protesta durissima nei confronti della società.

Al centro dello scontro c’è la vicenda legata alla scenografia in memoria di Vincenzo Paparelli: la nipote del tifoso ucciso da un razzo nel derby del 1979 non è stata fatta entrare in campo nel prepartita di Lazio–Cagliari, episodio che ha indignato una larga parte della tifoseria. Da lì la decisione del tifo organizzato di lasciare i seggiolini vuoti contro il Lecce e di invitare tutto il popolo laziale a seguire la stessa linea, per lasciare la dirigenza “sola” in uno stadio silenzioso.

I dati sulla prevendita parlano di pochissimi biglietti venduti rispetto al potenziale dell’Olimpico, con la Curva Nord che sarà assente e un ambiente che si preannuncia freddo e frammentato proprio in una partita che, in altri momenti, avrebbe rappresentato una giornata di pura festa.

Perché non credo più alla buona fede di questa società

È dentro questo contesto che si inserisce la mia riflessione personale. Lo dico senza giri di parole: non credo più alla buona fede di questa società. E non parlo solo della singola scelta legata alla nuova aquila, ma di una lunga serie di atteggiamenti, strategie comunicative e decisioni che, nel tempo, hanno eroso – pezzo dopo pezzo – la credibilità del club agli occhi di una parte enorme del suo stesso popolo.

L’annuncio della nuova aquila proprio nei giorni in cui esplode la protesta per Lazio–Lecce, con la Curva Nord che proclama lo sciopero del tifo e uno scontro apertissimo sul caso Paparelli, per me non è una coincidenza neutra. Al contrario, dà la sensazione dell’ennesima mossa studiata per spostare il focus mediatico: meno attenzione sul dissenso dei tifosi, più attenzione sulle immagini emozionali dell’aquila, sulle foto, sulle reazioni social, sui commenti entusiasti.

Un accordo chiuso in fretta e furia

Quello che mi colpisce di più è la tempistica. Per mesi ci è stato raccontato che serviva tempo, che trovare un nuovo rapace non era semplice, che bisognava rispettare percorsi, certificazioni, addestramento. Poi, all’improvviso, nel giro di pochi giorni viene chiuso l’accordo, confezionato l’annuncio, organizzata una “presentazione” in vista di Lazio–Lecce che, nel concreto, non sarà neppure il vero ritorno del volo sull’Olimpico, ma una sorta di evento lampo costruito in appena quattro giorni per “mostrare” il nuovo simbolo allo stadio.

Tutto questo, a me, non dà minimamente l’idea di un percorso programmato con calma e con visione. Al contrario, trasmette la sensazione di una società sempre più arruffona, che si muove rincorrendo le emergenze comunicative del momento, cercando di tappare falle nell’immagine pubblica invece di affrontare a viso aperto i problemi strutturali del rapporto con i suoi tifosi.

Una distrazione di massa che non funziona più!

Il punto, però, è che questa volta il giochetto non funziona più. Puoi anche portare la nuova aquila all’Olimpico, puoi riempire i social di foto, puoi lanciare il contest per il nome: ma se nel frattempo una parte enorme del tuo popolo decide di non entrare allo stadio, se lo strappo con gli ultras e con tanti tifosi “normali” è diventato profondissimo, allora queste operazioni finiscono per sembrare solo strumenti di distrazione di massa.

Personalmente, trovo imbarazzante l’idea di presentare l’aquila – per di più ancora in fase di addestramento, quindi senza il volo che tutti aspettano – proprio nella settimana in cui dovresti spiegare ai tuoi tifosi perché li stai perdendo, perché l’Olimpico rischia di svuotarsi, perché ti sei infilato in una gestione maldestra di una coreografia in memoria di un simbolo dolorosissimo come Vincenzo Paparelli.

Per me, questa società ha perso la credibilità nel momento in cui ha scelto di trattare il proprio popolo come un interlocutore da gestire, non da ascoltare. L’aquila, in questo contesto, invece di unire rischia di diventare l’ennesimo specchietto per le allodole, l’ennesima furbata di una dirigenza che tutto sembra avere tranne che la priorità di gestire al meglio la Lazio.

Conclusione: simboli veri e simboli di facciata

La Lazio è un club che vive di simboli: la maglia, i colori, la storia, le vittorie e le ferite, i suoi tifosi. L’aquila che vola sull’Olimpico è uno di questi simboli, forse uno dei più potenti. Vederlo usato in questo modo, incastrato in una strategia di comunicazione che prova a coprire gli strappi anziché ricucirli, fa male più di qualsiasi comunicato scritto bene.

La nuova aquila arriverà, volerà, farà emozionare bambini e adulti, e nessuno potrà mai cancellare quello che rappresenta per noi laziali. Ma per quanto mi riguarda, non basterà un volo prepartita per restituire fiducia a una società che, da troppo tempo, sembra giocare una partita tutta sua, lontana da quella del suo popolo.

Manuel